“Che città è oggi Reggio Emilia?”. Con questa domanda si apre l’introduzione di Reggio Emilia. Scenari di qualità urbana, che prova a interrogare la realtà contemporanea del capoluogo emiliano da un lato a partire dai suoi manufatti materiali, dall’altro ascoltando le voci dei progettisti, dei committenti e delle “intelligenze”, che vivono e consumano la città attivamente e creativamente. Per la prima volta l’architettura contemporanea reggiana viene letta offrendo uno sguardo unico sulla storia recente di questo territorio.
I tanti progetti del paesaggio reggiano, costruiti tra il 1985 e il 2006, sono raggruppati in 8 categorie trasversali (L’abitare; Il centro storico; Gli spazi aperti; Consumare e lavorare; La campagna urbanizzata; Incontrarsi, educare, assistere; Infrastrutture territoriali; Per una nuova qualità urbana) a restituire una mappatura critica ricchissima. La città consolidata è letta in continuità con il suo territorio agricolo, e così le ricchezze materiali (architettoniche, economiche, produttive) con le risorse umane e culturali.
Simona Galateo cura la sezione Dialoghi, che chiama un gruppo variegato di reggiani “doc” –designers, un dj, uno chef, una fotografa, un’imprenditrice, ecc. – per descrivere una città fatta anche di “odori, rumori, di memoria collettiva e individuale (…) emozioni e vita vissuta”.
Infine, Reggio Emilia non è letta unicamente come un luogo particolare, con le sue storie e la sua architettura ma anche come una delle tante città medie europee, con i problemi e le potenzialità comuni a tutta la costellazione urbana del continente. La sezione Reggio Emilia / Europa, con i saggi critici di Anna Barbara, Andrea Branzi, Pippo Ciorra, Pierre Donadieu, Luc Gwiazdzinski e Patrick Le Galès compie questo importante salto di scala, fondamentale per comprendere che il reggiano è “più un territorio potenziale che non una realtà statica; un’opportunità più che una bella città da proporre ai turisti” (Andrea Branzi).