Questa ricerca, iniziata nell’ambito del Dottorato di Ricerca presso la Delft University of Technology, è il risultato di più di 15 anni di studio in Italia, in Europa e negli Stati Uniti.
Il suo fondamentale punto di partenza è l’opportunità unica che si presenta a Luca Molinari nel 1992 di poter riorganizzare una parte significativa dell’archivio dei BBPR, e in particolare del fondo personale di Ernesto Nathan Rogers. Alle numerosi fonti d’archivio esplorate nel corso degli anni, si aggiunge una fondamentale serie di interviste con alcuni amici e colleghi di Rogers (tra gli altri Vittorio Gregotti, Gillo Dorfles, Guido Canella, Alberico Belgiojoso, Giancarlo De Carlo, Luciano Semerani, Giulia Banfi).
Continuità: a response to identity crises. Ernesto Nathan Rogers and Italian architectural culture after 1945 racconta l’esperienza di Rogers come un caso studio esemplare per comprendere l’evoluzione della “continuità” nella cultura architettonica moderna del XX secolo. Rogers, membro dei BBPR ed esponente di spicco della delegazione italiana ai CIAM, lavora sul tema della continuità già negli anni ’30 e poi ancora nel secondo dopoguerra. Le sue teorie, sviluppate all’interno delle due riviste di cui è direttore (Domus e Casabella), e i progetti elaborati con il suo studio professionale sono un contributo centrale nel dibattito italiano e internazionale, e si configurano come uno strumento cardine per indagare il tentativo della cultura architettonica moderna di avvicinare la realtà, i suoi linguaggi e le sue tradizioni a un progetto di trasformazione “moderna” e sostenibile.
Il concetto di continuità è messo in rapporto con quello solo apparentemente contrapposto di “crisi”, e dalla relazione tra i due poli è fatta discendere la necessità di leggere ogni progetto di trasformazione della realtà come una pratica politica e culturale di mediazione con il contesto fisico e sociale, con cui l’architettura entra in contatto. La modernità, per essere tale, deve rivalutare criticamente e consapevolmente le storie che costituiscono l’identità radicata di ogni luogo. In quest’ottica, la continuità è stata e continua a essere un potente antidoto di mediazione pacifica contro gli estremismi.